venerdì 7 dicembre 2012

Cambiare #sipuò, cambiare si deve

Prima le primarie del PD, poi Berlusconi che torna alla ribalta. La legislatura si avvia, finalmente, al termine in una situazione da tregenda. Debito a picco (5% in più rispetto allo scorso anno), disoccupazione oltre il 10%, art.18 cancellato, precariato come regola di impiego, una generazione cancellata dalla crisi.
Gravissime sono le responsabilità del governo Monti e della maggioranza che l'ha sostenuto e assecondato in scelte disastrose. Ma Passera ha ragione su una cosa quando dice che bisogna guardare a come stava l'Italia 10 anni fa. Il tracollo economico degli ultimi anni non è certo figlio solo del governo Monti, né solamente della crisi finanziaria prima americana e poi europea.
E' un tracollo che inizia con la seconda Repubblica. Periodo contraddistinto dalla presenza ingombrante e oscena di Berlusconi. Ma il cui altro tratto caratterizzante è stato un centrosinistra che ha governato per 7 anni con risultati poverissimi, quando non proprio vergognosi. La riforma del lavoro Treu che doveva aprire le porte della flessibilità e ha trasformato i giovani in precari. Le privatizzazioni a favore degli amici o degli amici degli amici. Il rigore finanziario senza nessuna attenzione per la crescita economica. L'adesione incondizionata al mercato, l'abbandono sostanziale della difesa del lavoro.
Di queste scelte paghiamo le conseguenze ora. E dal punto di vista morale andiamo meglio che a destra solo perchè da quella parte sono davvero  impresentabili. Ma un centrosinistra che ha fatto patti segreti con Berlusconi (ricordiamo Violante in parlamento ricordare le garanzie date a B.), che si è preso Mastella e Dini in casa, che ha avuto tra i suoi principali protagonisti Nicola Mancino ora indagato nella trattativa Stato-Mafia può difficilmente andare in giro a testa alta.
E' giunta quindi l'ora di voltare pagina. E non lo si può fare con partiti e personale politico che sono stati i protagonisti di questa catastrofe. Il PDL ripropone un Berlusconi se possibile ancora più impresentabile che nel passato, ormai al di fuori della realtà, con una accozzaglia di fascisti, arrivisti e cortigiani che farebbero vergognare anche un dittatore dell'Asia Centrale. Ma il PD non può essere l'alternativa. Non dopo aver votato il pareggio di bilancio in Costituzione (quello che Bersani diceva essere una assurdità), non dopo aver appoggiato riforme che colpiscono giovani e lavoratori mentre i ricchi ingrassano sulle spalle di una nazione che va a fondo. Questi 18 anni, in cui 7 governati dal PD, 9 dal PDL e 2 anni di governi tecnici sono stati gli anni della diseguaglianza sociale, della ricchezza rubata, del liberismo come pensiero unico. Ed anche della repressione del dissenso, da Napoli a Genova a Roma mentre il PD si rifiuta pure di imporre la matricola identificativa per i poliziotti mazzieri.
L'alternativa esiste, una alternativa anti-liberista, che sta dalla parte dei lavoratori, dei giovani, dei disoccupati, sta con la Fiom contro Marchionne, sta con i manifestanti di piazza Syntagma contro la UE che affonda la Grecia, sta con gli indignados di Madrid contro il governo che salva le banche e privatizza la sanità. Sta con i lavoratori in cima alle fabbriche, con i precari, con gli emarginati. Sta dove dovrebbe stare la sinistra. Perché cambiare #sipuò, cambiare si deve.

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