sabato 1 dicembre 2012

Perché Renzi

Di Monica Bedana


Tra Renzi e Bersani è come dire che quella volta, alle primarie tra Hillary e Obama, ho pensato che l’era Clinton l’avevo già conosciuta da un pezzo. Però io stavo in Europa e non era il mio futuro presidente che stavano eleggendo, anche se in qualche modo la scelta avrebbe toccato poi anche me.

Non è il mio candidato premier quello che uscirà domani dal ballottaggio delle primarie del centrosinistra perché il PD non è il mio partito, ma senz’altro mi governerà e non lo posso ignorare. E anche in questo caso, l’era Bersani l’ho già conosciuta da un pezzo.

Di Matteo Renzi mi piace il coraggio con cui si è lanciato a smantellare una nomenclatura che sta lí da troppo tempo senza aver prodotto risultati utili a far evitare la ratifica del fiscal compact e la riforma del lavoro. Anzi, ci ha apposto la firma perché era un’emergenza e in questo modo ha contribuito a segnare ineluttabilmente il nostro futuro , a perpetrare la precarietà del nostro stato sociale attuale. 
Perché dovrei credere a chi dice ora di voler rifare quello che rifare non si può e che ha firmato convinto che fosse un bene per il Paese. Preferisco dare un voto di fiducia a chi guarda all’Europa senza timori reverenziali, perché è in sede europea dove va finalmente scardinato tutto l’ordine finora imposto. 
E preferisco credere a chi il programma di governo l’ha messo online (per quanto liberista e occhieggiante ad alcuni interessi che con la sinistra non hanno nulla a che fare) e su questo programma ha basato i chilometri percorsi in camper per farlo conoscere alla gente. Un programma, ci piaccia o no; non una serie di calcoli sulla percentuale del premio di maggioranza per mettere in piedi una coalizione che rende il governare un fine e non un mezzo. 
Renzi, inciucio no, autocritica molta (l’abbiamo visto nell’ultimo faccia a faccia in tivù) e domani Monti neppure. Detto chiaramente. E nessun papellum in giro col nome di un ministrabile mummificato che nel 2000 disse:

Dovete stare tranquilli, nel momento in cui avremo la comprensione di non essere più utili a questa difficile transizione, noi ci faremo da parte. Non ho dubbi che voi me lo farete capire e io cercherò di arrivare un minuto prima di quel doloroso momento.

Non mi faccio illusioni che la difficile transizione mi porti di colpo dal governo tecnico di Monti a Syriza, soprattutto se la sinistra-sinistra aspetta il 1º dicembre 2012 per tentare di mettere insieme un'alternativa. Però mi pare che d’Alema e soci abbiano una soglia del dolore molto alta. E Renzi l’unica possibilità di abbassarla.

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