venerdì 25 gennaio 2013

Sviste ed illusioni nella strategia di SEL
Di Simone Rossi 

Come si suol dire comunemente, l'importanza delle cose si vede nei piccoli gesti. In tal senso ho trovato istruttivi gli interventi di introduzione ad un'iniziativa elettorale organizzata dalla sezione londinese del partito Sinistra Ecologia Libertà (SEL), a loro modo più significativi delle narrazioni del leader del partito o delle frasi fatte cui ricorrono alcuni candidati a corto di idee e di capacità di analisi.

Sabato 19 gennaio ho assistito in parte alla presentazione di due dei candidati di SEL alle elezioni legislative per la circoscrizione europea. Più dei proclami e dei propositi per un'Unione Europea sociale, maggiormente attenta ai bisogni dei cittadini, mi ha colpito la prospettiva adottata dagli intervenuti nella descrizione della società. Il moderatore, il collaboratore de il Manifesto Paolo Gerbaudo, ha introdotto l'iniziativa con una panoramica sulla situazione dei giovani in Italia e sull'emigrazione, i cui flussi hanno assunto carattere massiccio negli ultimi anni di pari passo con l'incremento della disoccupazione giovanile. Ricorrendo alla abusata definizione di "meglio gioventù", Gerbaudo ha descritto i nostri connazionali all'estero come possessori di un'elevata scolarità ed espressione della classe media, senza produrre alcun effetto di stupore o dissenso tra i presenti, in primis i candidati ed il coordinatore uscente della sezione locale. Piuttosto, la medesima definizione è stata ripresa nell'intervento successivo, improntato sulla narrazione, per dirla alla maniera di Vendola, che vede delle nostre comunità emigrate solamente un'aspetto. D'altronde, abbandonata l'ideologia marxista leninista in favore di una fumosa identità di sinistra, nel cui pantheon trovano agevolmente spazio Gandhi, Steve Jobs e, perché no, Bono Vox, è facile scivolare in errori nell'analisi della realtà che ci circonda. Si perde quindi di vista l'entità e la natura complessiva dell'emigrazione italiana, in cui vi è sicuramente una componente di forza lavoro ad alta scolarità impiegata in ambito accademico e nelle professioni liberali ma in cui sono presenti sacche di povertà e di marginalità cui manca frequentemente una rappresentanza politica e sindacale. Conseguentemente, il partito non è in grado di proporre soluzioni alle problematiche delle fasce meno avvantaggiate; perché non le vede.

L'episodio di cui sopra, per quanto particolare, è sintomatico e rappresentativo di quale connotazione abbia SEL, come evidenziato in un articolo apparso su il Corriere della Sera il 23 gennaio. Il partito si propone di essere una forza di Sinistra post ideologica, in cui convergono varie tendenze politiche, senza una chiara identità; il che non può comportare che un'incapacità di proporre un progetto di società alternativo a quello perseguito da PD, dal PdL e dal Centro, limitando la proposta politica ad una serie di correttivi al sistema vigente. Una scelta, questa, che non può che essere perdente alla luce dei vigenti rapporti di forza tra classi sociali, in cui partiti ed organizzazioni come SEL non hanno alcuna massa critica né capacita di mobilitazione dei lavoratori da utilizzare come deterrente per muovere la propria controparte a miti consigli. Nonostante la velleità della dirigenza e la buona fede di molti iscritti, militanti ed elettori, è difficile pensare che il loro partito possa ottenere miglior successo nel frenare la cosa al Centro del PD di quanto non ne abbiano avuto le più forti sinistre interne a PCI, PDS e DS negli scorsi decenni. Un errore di valutazione al limite dell'ingenuità che potrebbe costare caro agli italiani se dopo le elezioni in Parlamento non entrerà una forza di alternativa, come Rivoluzione Civile si ripone di essere.


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