mercoledì 6 febbraio 2013

Gianni Rinaldini con Rivoluzione Civile

Proponiamo di seguito l'intervista apparsa su Liberazione di Gianni Rinaldini, ex segretario generale della FIOM prima di Landini. Una figura storica del sindacalismo italiano che spiega con efficacia perché il voto per RC è l'unica vera alternativa di sinistra.

da Liberazione


Intervista all'ex segretario della Fiom: «Riportiamo il lavoro al centro della campagna elettorale» Gianni Rinaldini, ex segretario generale della Fiom e portavoce della minoranza Cgil. Di recente hai annunciato il tuo voto per Rivoluzione Civile. Puoi spiegare le ragioni di questo sostegno alla lista di Ingroia?
Io parto dal dato di fatto delle forze politiche che si presentano alle elezioni. Mi rendo conto che per quanto riguarda Rivoluzione Civile ci sono stati dei limiti evidenti nella costruzione delle liste e anche nel come è iniziata la campagna elettorale. So che in giro ci sono molti dubbi, io credo però che a un certo punto uno debba fare i conti con la realtà. E la realtà è che l’unico modo per avere una rappresentanza parlamentare non appiattita sulle esperienze degli ultimi governi di Berlusconi e Monti è votare Ingroia.
Ci sono tuoi ex compagni della Fiom che hanno fatto scelte diverse dalla tua…
Lo trovo assolutamente normale, la Fiom è sempre stata così. Ci sono dirigenti e delegati che hanno sempre lavorato assieme pur avendo collocazioni politiche diverse e che spero continuino a farlo, anche in Parlamento. Del resto questo è sempre stato l’elemento di forza della Fiom, che non è mai stato un sindacato appiattito su una forza politica.
A proposito dei rapporti tra sindacato e politica, ha suscitato forti polemiche la decisione della Cgil di non invitare Ingroia alla conferenza sul programma.
La Cgil ha sbagliato. Non è mai successo nella storia della Cgil di organizzare una iniziativa del genere chiamando come interlocutore un solo soggetto politico. Ma scherziamo? Nemmeno quando c’era il Pci è successa una cosa del genere. Credo che sia stato un errore preoccupante, perché fa trasparire un’idea del rapporto con la politica ancora una volta impostato secondo la logica del governo amico-governo nemico. E ciò è evidente che non va bene. L’altra considerazione sulle elezioni che mi sento di fare, riguarda la situazione pericolosa che sta attraversando questo paese.
Cioè?
Io non sono tra quelli che pensano che siccome cresce il disagio, aumentano le prospettive della sinistra. Anzi, la storia insegna che spesso è accaduto il contrario. Ci sono dei segnali inquietanti di non tenuta sulla democrazia in questo paese, segnali che vanno da quello che continua a succedere alla Fiat, con la vicenda dei lavoratori di Pomigliano tenuti fuori dalla fabbrica, fino al fatto che andremo a votare con un sistema elettorale folle. E ciò per colpa anche del Pd, il quale non ha neanche posto come condizione per l’adesione al governo Monti la modifica della legge elettorale. Siccome non credo che Pd e SeL siano talmente avventuristi da pensare di poter governare questo paese con il 35-37%, è evidente che dovranno fare un’alleanza. Dire con chi e sulla base di quali contenuti mi sembra un atto dovuto da parte di chi si propone come forza di governo.
C’è un attore, Ivano Marescotti, che, come te, ha dichiarato che voterà per Ingroia. Però ha anche aggiunto che se in Lombardia al Senato i sondaggi indicassero un testa a testa, lui non se la sentirebbe di far perdere il centrosinistra per un pugno di voti. Perciò voterebbe Rivoluzione Civile alla Camera e centrosinistra al Senato. Tu come ti comporteresti, se per ipotesi votassi in Lombardia?
Io voterei Rivoluzione Civile anche al Senato, per le ragioni che ho spiegato prima. Il problema non è se uno schieramento riesce ad avere la maggioranza al Senato con due o tre senatori in più. Il problema è che con il 35-37% dei consensi non si può pensare di governare questo paese. Per questo penso che la questione del voto utile, posta in questo contesto elettorale, sia una presa in giro. Non stiamo parlando di partiti che rischiano di prendere il 49% piuttosto che il 51%.
Prima hai accennato a dei limiti nell’inizio della campagna elettorale di Ingroia. A cosa ti riferivi?
Io ritengo che questa prima fase della campagna elettorale sia stata troppo condizionata da un terreno proposto dagli altri. Credo - e per quello che posso lavorerò in questo senso - che invece bisogna rimettere al centro il problema del lavoro, dei diritti e della democrazia. Ingroia ha cominciato a farlo, deve continuare così. Perché sono le questioni che interessano alla nostra gente: i lavoratori, i precari, i disoccupati, chi vive situazioni di disagio sociale. Altrimenti questa gente, a partire dai giovani, vota Grillo.

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