venerdì 8 marzo 2013

Fahrenheit 451 - F. Truffaut, 1966


La cineteca politica di RI
di Giulia Pirrone

Ovvero la società' come dovrebbe non essere.Questa settimana parliamo di due roghi con qualcosa in comune. Qualche giorno fa, per mano dell'uomo, andava a fuoco la Citta' della Scienza di Napoli. Se questa incarnava la speranza di un Mezzogiorno migliore che potesse rinascere grazie al sogno del rispetto universale della cultura, l'atto che l'ha mandata a fuoco e' nient'altro che frutto della violenta ignoranza distruttiva della natura umana.

Si parla di violenza in entrambi i casi, quella apertamente perpetrata dallo Stato in Fahrenheit, e di violenza causata dall'assenza di Stato nel rogo di Napoli.

Fahrenheit 451 e' un esempio di letteratura distopica del ventesimo secolo, uno di quei romanzi che come '1984' di Orwell ed 'Il mondo nuovo' di Huxley, mettono in scena il contrario di un'utopia utilizzando dei paradossi (che in alcuni casi sono purtroppo la nostra odierna realtà'), e raffigurano la società' come dovrebbe non essere.

In un futuro dal paesaggio decisamente totalitario i pompieri appiccano fuochi anziché' estinguerli, esercitando il ruolo di censori della letteratura. E' vietato possedere dei libri e la TV deve essere l'unica forma di informazione. Protagonista del romanzo e del film si potrebbe dire che sia questo Stato mostruoso e violento che si arroga il diritto di frugare le case dei cittadini alla ricerca delle loro emozioni. Una delle sue vittime principali e' Montag, pompiere con aspirazioni di carriera che viene portato sulla via del dissenso e dell'amore per i libri da una giovane insegnante.

Il romanzo di Ray Bradbury fu portato sugli schermi da Francois Truffaut nel 1966, fu il suo primo film a colori e l'unico girato in inglese (e per la maggior parte filmato nell'allegra periferia di Roehampton a sud di Londra).

Se non si ama il cinema di Truffaut sicuramente sarà' facile trovare questo film datato. Eppure e' ben riuscita la descrizione del mondo claustrofobico del romanzo in quanto privato della fantasia. Le strade sono deserte, tutti stanno dentro casa ipnotizzati da una tv che dice loro cosa e come pensare. Altrettanto ben riuscito e' il messaggio tanto caro a Truffaut che l'arte, in questo caso la letteratura, può' e deve elevare lo spirito umano: e' per esempio la lettura di David Copperfield ad aprire per Montag le porte di un nuovo mondo interiore.

Tra Oskar Werner (Montag) e Francois Truffaut, che già' avevano lavorato insieme sul set di Jules et Jim, ci furono momenti di tensione e a quanto pare i due non si parlarono nelle ultime due settimane di riprese del film. Ironia della sorte i due morirono a due soli giorni di distanza nel 1984.















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