martedì 12 marzo 2013

L'Italia, i marò e gli impegni che si rispettano

Che tristezza l'Italia. In nome di un nazionalismo opportunista e vigliacco, il governo ci ridicolizza internazionalmente, ci fa fare la solita figura degli inaffidabili, crea uno strappo drammatico con un Paese decisivo per i futuri assetti internazionali come l'India.
La storia la sanno un pò tutti. Un peschereccio scambiato per una barca pirata, soldati italiani a bordo di una nave commerciale (e già qui ci sarebbe da fare una bella discussione...), pescatori indiani morti e due marò arrestati in India ed in attesa di processo. Nel mezzo la diatriba sulla giurisdizione, chi deve fare il processo e dove era la nave italiana al momento della sparatoria.
Poi il permesso concesso e la cauzione pagata dal governo italiano - con l'obbligo per i marò di tornare in India.
Ed oggi la solita italianata. I marò rimangono a casa, anzi, apparentemente tornano al loro lavoro di fucilieri. Mica male per due che hanno ammazzato due innocenti pescatori - e questa non è una opinione, ma ormai un fatto acclarato.
Non è particolarmente importante di chi sia la ragione sulla giurisdizione, l'Italia o l'India. L'Italia ha pagato una cauzione prendendo degli impegni - che la vincolavano alla parola data. Ma la parola di un paese di pagliacci come il nostro non vale nulla - a meno che non ci sia da comprare degli F-35 inutili mentre si tagliano le pensioni. E dove è Napolitano, sempre attento a che gli impegni internazionali si rispettino? Non basta: questo governo che doveva riabilitare il nome dell'Italia all'estero si permette di prendere una decisione gravissima senza essere nel pieno dei suoi poteri e, fondamentalmente decidendo per il prossimo. Questa è la serietà istituzionale di Monti e soci. Possiamo stare sicuri che di questa buffonata se ne ricorderanno da quelle parti del mondo quando ci sarà da stipulare impegni commerciali. Mentre il tanto declamato onore militare và a farsi benedire. Altro che eroi italiani: due semplici evasi in fuga. C'è solo da provare vergogna.

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