lunedì 1 aprile 2013

Il senso degli inglesi per l'antifascismo

Paolo Di Canio at Lazio


Mai stato un fan del labour, e ancora meno del labour blair-style, di cui David Milliband è stato autorevole esponente. Sono stato molto contento quando suo fratello - per altro, mediocre - lo battè nella corsa alla leadership. Ma David Milliband oggi potrebbe insegnare politica a tutta l'Italia. Direttore non esecutivo di un club del Nord Est Inglese, il Sunderland, classica zona di blue collar che votano laburista, Milliband ha deciso di dimettersi in segno di protesta dopo che il club ha assunto come tecnico niente meno che Paolo Di Canio, ex calciatore e ora allenatore italiano e fascista.
Che dire, gli inglesi, il fascismo, che lo hanno combattutto e mai vissuto sulla pelle, lo prendono seriamente, al contrario di noi. Quando Di Canio fu assunto per la prima volta come allenatore in Inghilterra, allo Swindon Town, un sindacato bloccò la sponsorizzazione del club.
Con il fascismo non si scherza. Di Canio era un buon giocatore e forse potrà anche diventare un buon allenatore, ma rimane anche e soprattutto un fascista, uno che rimpiange la dittatura e tutto quello che, evidentemente, comportava - guerra, sterminio, carcere, manganelli e olio di ricino. Per la sinistra inglese, anche quella annacquata di Blair, tutto questo è intollerabile. Dalle nostre parti abbiamo invece fascisti alla Storace alleati con Berlusconi, abbiamo esponenti di punta del M5S parlare di un fascismo buono mentre Grillo cerca il dialogo con i fascisti di Casa Pound, abbiamo una sinistra o pseudo tale che ai tempi di D'Alema faceva sottosegretario il fascista Misserville.
Ecco, dopo aver idolatrato il labour per tutte le ragioni più sbagliate, ora prendiamo una lezione di politica e di stile: ai fascisti non si stringono le mani.

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